Il Primo Maggio dell’intelligenza artificiale

Nel giorno della Festa del Lavoro vale la pena ricordare che sono 100 anni che i robot dovrebbero rubarci il lavoro. E non sono di più, gli anni, solo perché la parola robot venne inventata (per indicare un automa umanoide) per uno spettacolo teatrale del 1920. Erano gli anni difficili dopo la Prima Guerra Mondiale e negli Stati Uniti, che pure la guerra l’avevano vinta, i giornali avvertivano che l’era dei robot era alle porte e che gli uomini sarebbero diventati schiavi delle macchine. Non era solo un fatto di automazione, ma proprio di tecnologia: visto che le prime automobili stavano prendendo il posto delle carrozze con i cavalli, sul New York Times venne pubblicato uno struggente elogio dell’asino, “storico compagno dell’essere umano e portatore di pesi in tutte le epoche precedenti”. Titolo: Il fedele asinello sta sparendo.

Qualche anno dopo, quando la crisi del ‘29 fece effettivamente schizzare la disoccupazione, l’economista John Maynard Keynes diede sostanza teorica alle nostre paure inventando l’espressione “disoccupazione tecnologica”. Da allora ogni progresso della tecnologia è stato puntualmente accompagnato da profezie sulla “fine del lavoro”. A rileggerle oggi, certe profezie, più che la fine del lavoro sembrano però parlare della fine di certi lavori. Le macchine non hanno divorato gli esseri umani, come alcuni temevano. E sfido qualcuno a pensare che un secolo fa le condizioni dei lavoratori fossero davvero migliori di adesso. L’età dell’oro del lavoro, se mai è esistita, non è alle nostre spalle.

La penultima svolta è stata la rivoluzione digitale, in pratica la diffusione di personal computer, smartphone e Web. Qui la svolta è stata netta. Ed è evidente che alcuni mestieri non ci sono più, ma altri ne sono nati e la grandissima parte si fa in maniera diversa. Questo non significa che va tutto benissimo: c’è un tema di salari, bassi, e di precarietà, diffusa, ma il lavoro non è affatto scomparso. Si è però impoverito, questo sì, e di questo dovremmo occuparci.

Secondo Elon Musk però ci penserà l’intelligenza artificiale a far scomparire il lavoro una volta per tutte: in questa previsione, che vorrebbe essere fausta, saranno solo le macchine a lavorare mentre noi percepiremo un reddito di cittadinanza universale. Lo vedremo, ma sono cent’anni che ci dicono la stessa storia, e puntualmente si verifica il contrario. Anche stavolta ci sono rischi, certo, ma anche tante opportunità: l’intelligenza artificiale infatti può rendere migliori molti lavoratori, consentendo loro di guadagnare di più.

Fonte La Repubblica

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